In copertina e all'interno, riproduzione di opere d'arte di Carla Sautto Malfatto
Nel 2019, con centocinquanta premi all’attivo, Sautto presenta questa sua prima silloge di poesie sia come opera inedita (composta da cinquanta poesie) che come opera edita (composta di ottanta liriche) scritte tra il 2001 e il 2012, alcune delle quali premiate, per un totale di trentaquattro riconoscimenti, ottenendo premi in entrambe le versioni.
In copertina: Il Mulino sul Po, foto di Carla Sautto Malfatto (Ro ferrarese, 2019)
P R E M I
A
FARFALLE E SCORPIONI
racconti
Este Edition, 2015
PREMIO FINALISTA CON MEDAGLIA DEL COMUNE
XXX Concorso Letterario "Città di Fucecchio" - Fucecchio (FI) 2015
MENZIONE D'ONORE
Concorso Letterario Internazionale "Prato: un tessuto di cultura" - Prato 2016
PREMIO SPECIALE
Concorso Internazionale "Locanda del Doge"- Rovigo 2016
SESTO POSTO
XX Concorso Internazionale "Il Saggio-Città di Eboli"- Eboli 2016 (SA)
(ritira per Sautto, Flavia Falcone, tra Cosma Alessandrini, Presidente Giuria, e il Cav. Giuseppe Barra, Presidente Centro Culturale Studi Storici di Eboli)
P R E M I
A
TROPPE NEBBIE
poesie
SECONDO PREMIO
II Premio Nazionale Letterario "Alda Merini"- Imola 2016/17
SECONDO PREMIO
(Sezione Libri inediti)
XXII Concorso Internazionale di Poesia e Libri "Il Saggio- Città di Eboli" 2018
premia: Massimo Cariello, Sindaco di Eboli, ritira in delega Cav. Flavia Falcone
MENZIONE DI MERITO (VII POSTO)
Sezione Libri editi di poesia
VI Premio Letterario "Città di Arcore" 2020
QUINTO PREMIO
Sezione Libri editi di poesia
III Concorso Internazionale “Gian Antonio Cibotto” 2020 - Lendinara (RO)
SECONDO PREMIO
Sezione Silloge di Poesie Edita
Premio Intercontinentale "Le Nove Muse" 2022 - Mestre (VE)
PRESENTAZIONI
Carla Sautto Malfatto
Farfalle e Scorpioni
racconti
Este Edition, 2015
Casa della Cultura
Via del Lavoro, 2 - Tresigallo (FE)
Venerdì 17 aprile 2015 - ore 21.00
Dialoga con l'Autrice: Maria Gloria Panizza
Letture a cura di Gian Filippo Scabbia
Accompagnamento musicale di Roberto Berveglieri
Museo "La Tratta"
Via Goito, 4 - Copparo (FE)
Venerdì 8 maggio 2015 - ore 21.00
Dialoga con l'Autrice: Patrizia Lucchini
Letture a cura di Gian Filippo Scabbia
Accompagnamento musicale di Roberto Berveglieri
Biblioteca Comunale Ariostea
Via Scienze, 17 - Ferrara
Sala Agnelli - Mercoledì 20 maggio 2015 - ore 17.00
Relatori: Riccardo Roversi, Gianna Vancini
Letture di Riccardo Roversi, Carla Sautto, Gianna Vancini
Aspettando il tè letterario
Oratorio di San Benedetto - Ferrara
lunedì 22 febbraio 2016 ore 16.00
Dialoga con l'Autrice: Gianna Vancini
Letture: dell'Autrice e dei presenti
Biblioteca Comunale Bassani
Via G. Grosoli, 42 - loc.Barco - Ferrara
Auditorium- martedì 15 marzo 2016 ore 17.00
Dialoga con l'Autrice: Maria Gloria Panizza
Letture a cura di Gian Filippo Scabbia
Palazzo Bonacossi
Via Cisterna del Follo, 5 - Ferrara
Sala Conferenze- giovedì 7 aprile 2016 ore 17.00
Dialoga con l'Autrice: Maria Gloria Panizza
Letture a cura di Gian Filippo Scabbia
Accompagnamento musicale di Roberto Berveglieri
PRESENTAZIONI
Carla Sautto Malfatto
Troppe nebbie
poesie
Edizioni Il Saggio, 2019
Rocca di Caorso
Biblioteca Comunale- Piazza della Rocca, 1 - Caorso (PC)
sabato 9 novembre 2019 ore 17
Incontro con gli Autori
Carla Sautto Malfatto, Alberto Cardino, Vincenzo D'Ambrosio,
Andrea Talignani
Presentano: Patrizia Vallavanti, Roberto Ducceschi
Letture a cura di Liliana Palumbro
Accompagnamento musicale: Luca Favero
Patrocini: Associazione Vallavanti Rondoni, Comune di Caorso, Biblioteca Comunale di Caorso
Casa della Cultura
Biblioteca Comunale di Tresigallo
Via del Lavoro, 2- Tresigallo
venerdì 13 dicembre 2019 ore 18
Dialoga con l'Autrice: Maria Gloria Panizza
Lettura a cura di Gian Filippo Scabbia
Accompagnamento musicale di Roberto Berviglieri
Patrocini: Comune di Tresignana, Biblioteca di Tresigallo, Le Pagine
RECENSIONE
Carla Sautto Malfatto, Farfalle e Scorpioni (Este Edition, 2015)
FARFALLE E SCORPIONI, LA NARRATRICE CARLA SAUTTO MALFATTO
Recensione di Emilio Diedo
Finalmente – ne valeva davvero la pena! – anche Carla Sautto Malfatto ha inteso portare in mano al pubblico fruitore di libri un assaggio, solo un piccolo tassello, della sua creatività di narratrice e di figurativa.
Nello specifico, sono proposti una quindicina di racconti, solo una piccola cernita fra i tanti bellissimi, pregevoli del suo repertorio, ed appena sette – copertina e prima patella incluse – tra le altrettanto meritorie, qualitativamente e quantitativamente, opere di pittura.
Ma, in campo letterario, è doveroso far sapere che l’autrice vi si dedica, mossa da autentica passione ed intensa verve, con apertura a tutto tondo, essendo anche ottima poetessa e all’occorrenza valida saggista. Ambiti che, nessuno escluso, le hanno procurato esiti più che lusinghieri. Ottenendo riconoscimenti a iosa. Lo evidenzia la nota curricolare nella seconda aletta: quest’opera prima ha anche l’encomiante, simbolico significato del festeggiamento della sua centesima affermazione artistica. Una vera soddisfazione, al di là del varo di questa stessa pubblicazione. Appare persino superfluo dire che sia, questo, un raggruppamento inclusivo di buona parte di opere premiate, letterarie e figurative. Non poteva che essere così. Inevitabilmente. Un centinaio di premi non possono non riguardare pressoché la globalità dell’operato d’un autore, per quanto ampia possa esserne la produzione.
La raccolta, oltre alla dedica, di natura domestica, in prima pagina, cita ad esergo un azzeccatissimo dialogo tratto da un brano dialogico del giornalista-scrittore nonché sceneggiatore Carlos Ruiz Zafón, spagnolo di nascita (Barcellona, 25.09.1964), ora residente a Los Angeles. La sostanza dell’epigrafe è che ogni libro rispecchia l’Io di chi lo scrive, ma – lo si può evincere implicitamente – anche di chi lo legga.
Intanto, come primo spunto, è il caso di dire che la narrazione d’insieme è valorizzata da un ampio, pregevole metaforeggiare. Il linguaggio, in genere, che risulta sì raffinato e perfettamente calibrato, in strettissima attinenza ai concetti del periodare, è una certificazione d’eccellenza.
Nonostante un contesto narrativo tematicamente vario, purtuttavia non scevro di coerenza di stile, di metodo, d’affabulanti spunti originali nonché di note di vivacità, Carla Sautto ha preferito darne struttura in base ad un’impostazione di fondo consequenziale. Di modo che esordisce con un Prologo e termina con un Epilogo. Scegliendo cioè per l’uno e per l’altro due autonomi racconti, logicamente ad inizio e in chiusura.
Posso pensare anche che la quindicina di racconti, diversificato insieme del libro, non siano stati collocati casualmente. Agevolmente si deduce che, partendo dai basilari valori, prioritari e fondanti, della localizzazione geografica ed etnografica – cfr. Cappellacci alla zucca – per cui i luoghi assurgono a primi veri protagonisti del narrato – le terre del Po ed i suoi agresti dintorni ferraresi, dove l’eclettica autrice da sempre vive, cfr. Io e il fiume –, sono proposti argomenti via via più generici, che a poco a poco smuovono la tipicità topografica – idro-geografica, floro-faunistica nonché antropomorfa, in particolare culinaria –, fino a farla divenire, e quasi senza che il lettore se ne accorga, insignificante tematica. Il filo congiuntivo viene così ad avere un definitivo ordito affatto introspettivo. Talché le iniziali coordinate, che indelebilmente fissano il plateau della fiction, in un itinerario che si avviluppa frenetico nella tendenza all’esclusione delle medesime coordinate d’origine – ne è anticipata la precisazione fin dall’inizio, nella noterella in calce a p. 5 –, s’espandono poi in icone dall‘indubbia doppia natura etica e psicologica: cfr. (Mettere il titolo), La baby-sitter, L’abete di destra, La spazzolina, Che differenza fa, La collezione d’insetti, Sandra, Il tempo delle piccole cose. Ecco che la ben determinata e determinante realtà – tale da far avvertire, nell’icastica lettura, il concreto stazionamento dei propri piedi per terra – riserva emozioni dirompenti, con animali ed addirittura mere vite uterine – cfr. Naviganti – che, nella tenuta esplicativa d’un sovrano io-narrante, diventano autori di loro singolari, quanto improbabili ma avvincenti, diari. Risaltano isole-non-isole – in quanto contesti d’un unico ensemble, ben concepito nella sua evolvente trama – d’elevata quintessenza, vere lodi all’Uomo, predestinata creatura tra le creature ed espansione allo stesso Creatore e alla Natura nuda e cruda, intesa quale mezzo di vita e di continuità – cfr. La testa; ancora Naviganti; La promessa; L’ultima occasione d’un gatto penitente che comunque riconosce la forza dell’umana presenza e la sua necessità di sottomissione ad essa; come pure Sandra; ed Il tempo delle piccole cose; nonché la terrificante testimonianza che perviene da Una stretta di mano, in cui il male risulta essere compressa sintesi nel dna dell’individuale esistenza.
Farfalle e Scorpioni è titolo plastico che rimarca esattamente un’ossimorica scrittura. Agglutina ma nel contempo contrappone la diafana, aggraziata delicatezza dell’esile volo dell’esistere alla riprovevole, pungente bruttezza, intesa nel suo doppio senso, morale e fisico. Antitesi volta alla coscienza che la doppiezza contribuisce a rendere l’esaustività delle vicende, avventure o disavventure, che supportano il vivere quotidiano.
Dunque la raccolta della nostra scrittrice trasforma in ‘bellezza’ le aneddotiche dell’umano vivere e convivere. È ponendo in primo piano la filosofia dell’esistere, focus d’una metafora, e nel contempo allegoria, che il raccontare assorbe materiale dovizioso d’allettanti baluginii scritturali, carico d’acchitali misteri, d’itineranti sorprese e finanche d’inattese conclusioni. Esperimentando, alla fin fine, l’unitaria consapevolezza dell’autrice, in primis, e del lettore, di conseguenza, si trova anche conferma alla surriferita versione del succitato esergo: il libro appartiene all’autrice ma poi diventa patrimonio del lettore. Altrimenti, in extenso, potrebbe essere affermato che ‘fare arte’ e di conserva ‘interpretare l’arte’ siano un univoco flusso d’estetica chiarezza, la cui portata, demarcantesi specialmente nella gittata qualitativa, sta in un giudizio obiettivo assoluto, oggettivo piuttosto che soggettivo: il bello è bello perché indice d’assiomatica bellezza.
È pure implicitamente chiaro che Carla Sautto, oltreché conscia del concetto del bello, sia altresì e, nella sua singolarità, eloquentemente capace d’esprimerlo al meglio. Lo attestano i risultati ottenuti sul campo.
Significativo, esatto riscontro di quanto ora asserito sul piano stilematico che la riguarda si rileva invariabilmente, per intensità di metafora e per bravura tecnica, nelle foto riproduttive delle sue opere d’arte visiva. Tecnica qui ancora più in risalto rispetto alla scrittura, proprio per l’ovvia difficoltà che tale disciplina in sé richiede. In proposito si considerino: la già citata Farfalla e scorpione, in prima di copertina; Mi esprimo, nella prima aletta; Ecco che s’anima…, p. 4; Si raccoglie quel che si semina (?), p. 6; La mia fantasia, p. 122; Voli d’arte, p. 124; La mano del destino, p. 126.
Riproduzione d’opere che, rispetto alla contestuale narrativa, esprimono forza psicologica pura, avvalendosi d’una stratosferica metafora che, nell’espressione pittorica non può altro che avere massimo significato di allegoria. Allegoria alta, elevata, naturalmente.
È solo un peccato che, a parte le due di copertina, le immagini siano godute dal fruitore in bianco e nero.
Marzo 2015 – pubblicata su asinorossoferrara.blogspot e su literary.it
RECENSIONE
Carla Sautto Malfatto, Farfalle e Scopioni (Este Edition, 2015)
IL SURREALE NELLA VITA DI OGNI GIORNO
Recensione di Giorgia Pizzirani
Non occorre scivolare sempre fuori dalla realtà per cogliere i suoi aspetti più visionari; il mondo reale è ricco di sfumature di ogni tonalità che occorre solo cogliere in modo originale e personale. È quello che fa la ferrarese Carla Sautto Malfatto, alla sua prima raccolta di racconti, intitolata “Farfalle e Scorpioni” (Este Edition, 2015).
Già vincitrice di vari premi per la sua attività di scrittrice e pittrice – tra cui Targa d’Argento della Presidenza della Camera dei Deputati per la poesia, Medaglia del Senato per la narrativa – , l’autrice racchiude in questi quindici racconti, la maggior parte dei quali già premiati, un equilibrio dinamico tra storie delicate come farfalle e pungenti come scorpioni, soggetti che l’autrice descrive anche nelle illustrazioni.
Disturbanti, dissonanti, sorprendenti e delicati nella componente surrealistica che si mescola a quella della vita di ogni giorno, le sue sono storie piccole come sassolini su strade senza fine, o grandi come massi rotolati su piccoli sentieri di campagna. Che siano bambine condannate a un mondo di adulti grigi che non prestano loro attenzione, o donne mature e stanche di una vita trascinata, senza più aspettative; vecchie nonne strettamente chiuse in retaggi regionali al pari dei loro capelli serrati nelle crocchie severe, o madri coraggio che sfidano la malattia delle figlie, la prima persona che l’autrice adotta non è mai sciupata, anzi al loro servizio completo. Surreale e severa nei suoi accostamenti, riesce a cambiare voce adattandola ai soggetti delle storie che scrive – spesso femminili –, a viverle attraverso i suoi occhi e il suo ritmo narrativo dinamico ma mai di frettoloso. In questi mondi rarefatti eppure così ricchi di concretezza albergano anche oggetti che diventano spesso prolungamento materiale di un’idea o abitudine: la spazzola da toeletta, gli insetti uccisi e rinchiusi in una teca per farne collezione, l’abete tagliato con perizia chirurgica, i cappellacci di zucca simbolo di «ferraresità» e di rivincita contro un mondo che cammina troppo in fretta, senza direzione.
Una realtà mai veramente adeguata alle aspettative, quella che descrive l’autrice; né ai desideri di queste persone della porta accanto, schiacciate da imposizioni esterne o non accettati. Situazioni quotidiane, pagine ingiallite di un vecchio libro dimenticato o la noia dell’assenza di una svolta; la paura della perdita o l’indignazione di fronte al nuovo che avanza calciando malamente via l’esperienza; una vita scandita al ritmo incolore di obblighi e compiti meccanici o situazioni da affrontare nella contingenza, nel “dovere” che tutto mangia senza nutrire di rimando.
Una umanità spesso dolente e imprigionata in difetti, mancanze o sfortune, che cerca coraggiosamente di superare ogni limite che una situazione personale, il tempo o l’età anagrafica vogliono imporre: i momenti di serenità o gioia restano in una penombra che in fondo basterebbe molto poco per fare dileguare; un gesto in più di consapevolezza o di interesse reale, una parola cordiale o un colpo di reni per uscire da qualsiasi empasse, per trasportare un punto di arrivo al punto di partenza immobile e perfetto, una bolla temporale incastonata in un dipinto quale è il Prologo del libro (“Io e il fiume – Cronache dalla golena”), personale e intimista.
I protagonisti raccontano la propria storia lasciando sempre qualcosa di non detto o inespresso, quasi fosse compito del lettore venire a capo di quel filo sfuggito ai ferri che lavorano indefessi un nuovo maglione. Provati ma non rassegnati, sono bussole impazzite o incerte sulla direzione da prendere. Spesso tenaci nel loro desiderio di convincere (e convincersi) della propria versione dei fatti, la loro storia scivola via tra le dita lasciando, anche alla fine del racconto, un nuovo filo spuntare da quel maglione che porta il lettore a pensare a come la storia continuerà.
Questo grazie all’abilità narrativa che restituisce dignità a ognuno di essi, provando empatia nei loro confronti, riconoscendosi nelle piccole abitudini e manie e difetti di ogni giorno, in cui compaiono lampi di luce, convincendo il lettore a provarne altrettanta. Puntuale, meticolosa e attenta a ogni dettaglio che inserisce con minuzia accompagnando il lettore: come un’attenta bambina cura la sua casa delle bambole, subito pronta a dare il giro di molla a un carillon fermo da tempo.
11 aprile 2015 – pubblicata su ferrararaitalia.it